Agenzia Hawzah News – In un’intervista, l’Hojjatoleslam Mahmoud Abdollahi, direttore del gruppo produzioni accessorie del centro bambini e adolescenti della Radiotelevisione iraniana e membro del consiglio direttivo del Centro studi sui videogiochi, ha sottolineato che i seminaristi non dovrebbero diventare produttori di giochi. La loro missione principale consiste invece nello scoprire, codificare e diffondere modelli di giochi basati sui valori religiosi, guidando lo sviluppo dell’industria e offrendo orientamento alla società.
Abdollahi sottolinea che i videogiochi possiedono un potere unico grazie alla loro interattività: le scelte del giocatore plasmano direttamente l’esperienza stessa. Questo li rende strumenti più potenti di libri, cinema o televisione nel modellare la mente, influenzare i comportamenti e trasmettere valori, perché l’apprendimento avviene attraverso l’azione e l’esperienza diretta, rendendo i concetti interiorizzati in modo naturale e duraturo.
I seminari dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo di modelli per produzione, distribuzione, consumo e governance dei videogiochi, realizzando esempi concreti che uniscano valori religiosi e successo economico. Questi prototipi non solo dimostrano la fattibilità dei modelli, ma fungono anche da fonte d’ispirazione per gli sviluppatori, incoraggiandoli a creare giochi religiosi di qualità, capaci di avere impatto sia a livello nazionale sia internazionale.
Nei giochi religiosi di successo, Abdollahi distingue più livelli di contenuto: valori universali e principi etici condivisi tra tutti gli esseri umani, insegnamenti religiosi trasmessi in modo implicito attraverso le meccaniche e le dinamiche di gioco, e contenuti religiosi espliciti rivolti ai giocatori più devoti. L’apprendimento avviene attraverso interazione, sperimentazione e ripetizione, permettendo ai concetti di essere interiorizzati in modo naturale e duraturo, senza la necessità di imposizioni dirette o spiegazioni esterne.
L’ingresso diretto dei seminaristi nella produzione di videogiochi comporta rischi concreti e significativi: senza modelli consolidati, ogni progetto rischia di procedere in modo frammentato e isolato, mentre la competizione con studi di sviluppo già attivi può ridurre la capacità dei seminaristi di guidare e orientare l’industria, disperdendo conoscenze che potrebbero invece beneficiare l’intero settore. Il vero compito dei seminari consiste invece nello scoprire, codificare e diffondere modelli di giochi religiosi, fungendo da guida, formando e ispirando sviluppatori e consumatori. In questo modo si dimostra che è possibile creare giochi educativi, etici e redditizi, capaci di avere un impatto significativo sia a livello nazionale sia internazionale, senza compromettere la funzione strategica e il ruolo orientativo dei seminaristi.
In definitiva, il contributo dei seminaristi all’industria dei videogiochi non si misura dalla quantità di titoli prodotti, ma dalla capacità di tracciare percorsi chiari e sostenibili per la creazione di giochi religiosi e di valore. Fornendo strumenti, modelli e orientamento, i seminari possono innescare un effetto moltiplicatore, aiutando sviluppatori, distributori e giocatori a realizzare esperienze significative, etiche e coinvolgenti, capaci di coniugare contenuti religiosi, appeal culturale e sostenibilità economica. In questo modo, i seminaristi consolidano il loro ruolo strategico, influenzando l’industria dall’interno senza dover competere direttamente sul piano produttivo.
Your Comment