Agenzia Hawzah News – Subito dopo la dipartita del Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui e sulla sua Famiglia), i musulmani si trovarono di fronte a una prova cruciale: stabilire chi avrebbe assunto la guida politica della nazione islamica. In questo clima di incertezza emerse la Saqifa, un’assemblea improvvisata in cui un gruppo ristretto di notabili prese l’iniziativa di designare autonomamente il nuovo leader. Ciò che apparve, nell’immediato, come un atto politico volto a garantire la stabilità si rivelò invece un passaggio di enorme portata storica: per la prima volta, la leadership della comunità veniva determinata non attraverso un principio di legittimità divina, ma tramite una negoziazione tra gruppi influenti.
Quell’episodio segnò il momento in cui la sfera politica iniziò a distaccarsi da quella divina, aprendo la strada a una logica decisionale fondata su criteri umani e fallibili. Una frattura che, nei secoli, avrebbe alimentato tensioni dottrinali e istituzionali e che molti studiosi considerano l’origine della deriva secolarista nella storia dell’Islam.
Prima della dipartita del Profeta, la guida della comunità era considerata un mandato divino: chi governava non veniva scelto dagli uomini, ma riconosciuto come designato da Dio secondo superni principi fondamentali. Con la Saqifa si affermò invece un principio radicalmente nuovo: il potere politico non derivava più da un’investitura divina, ma dalla negoziazione tra gruppi influenti della società. Fu l’avvio di una forma embrionale di secolarismo, fondata sull’autonomia della sfera politica rispetto a quella religiosa, che inaugurò una lunga tradizione di tensioni tra legittimità divina e decisioni umane arbitrarie nella storia islamica.
In questo contesto, Fatima Zahra (pace su di lei), figlia del Profeta dell'Islam, assunse un ruolo di primo piano. Pur vivendo appena pochi mesi dopo la dipartita del padre, si impegnò con determinazione in un’azione politica e educativa di grande portata, finalizzata a contrastare le deviazioni introdotte dalla Saqifa. Con discorsi pubblici, colloqui privati e iniziative di sensibilizzazione, denunciò con fermezza la separazione tra religione e politica, riaffermando che la legittimità del governo deriva da Dio e non dagli uomini. Il suo intervento non era guidato da legami personali o affettivi, ma da una visione profonda della coerenza dell’Islam autentico e dalla necessità di difendere una guida spiritualmente legittima, salvaguardando i principi fondamentali della nazione islamica.
Uno dei punti centrali della denuncia di Fatima riguardava la separazione fittizia tra dimensione religiosa e dimensione politica del Profeta, sostenuta da chi organizzò la Saqifa. Tale divisione ignorava la continuità della guida spirituale e politica designata, aprendo la strada a governanti scelti per ambizione umana piuttosto che per sapienza divina. Fatima sottolineò come questo approccio minacciasse l’unità della comunità e l’autenticità dei principi islamici, creando le condizioni per una deriva secolarista.
La Saqifa, dunque, non fu un semplice episodio politico contingente, ma un atto simbolico che inaugurò la possibilità di separare per sempre la politica dalla religione, aprendo la strada a questa esiziale aberrazione. Storici e studiosi contemporanei evidenziano come da quel momento si siano sviluppate numerose deviazioni dottrinali e istituzionali, con ripercussioni che hanno attraversato secoli di storia musulmana. Comprendere la Saqifa è fondamentale per riconoscere che questo fenomeno non è moderno o importato, ma trae origine da radici interne, legate a scelte politiche storiche.
Fatima affrontò questa sfida con una strategia duplice e incisiva: da un lato denunciò pubblicamente le decisioni della Saqifa, illustrandone le implicazioni più profonde, dall’altro si dedicò all’educazione della comunità. La sua azione combinava discorsi pubblici, colloqui privati e confronti diretti, volti a sensibilizzare sia la popolazione sia i notabili sull’importanza della legittimità divina e sui pericoli derivanti dalla separazione tra potere temporale e spirituale. Con il suo esempio, Fatima dimostrò che anche in tempi estremamente brevi e in circostanze avverse è possibile opporsi a deviazioni storiche capaci di condizionare per secoli il corso della società e della vita religiosa, riaffermando la centralità dei principi autentici dell’Islam.
L’eredità di Fatima conserva oggi un’attualità straordinaria. La Saqifa evidenzia come la separazione tra politica e religione abbia radici storiche profonde e sottolinea l’urgenza di una vigilanza costante da parte della comunità per preservare i principi fondamentali dell’Islam. Gli attivisti culturali e religiosi contemporanei possono trarre preziosi insegnamenti dal suo esempio: difendere i valori autentici, contrastare ogni forma di secolarizzazione interna e promuovere la legittimità morale e spirituale della guida religiosa, senza mai abbandonare l’impegno attivo nella società.
Fatima offre un modello esemplare di come coniugare rigore morale e presenza pubblica. Pur mantenendo una profonda modestia e un saldo rispetto dei valori etici, riuscì a esercitare un’influenza significativa sulla società e a intervenire con determinazione nella sfera politica. La sua azione dimostra che responsabilità sociale e impegno civico possono coesistere armoniosamente con etica e spiritualità, trasformandosi in strumenti efficaci di educazione, guida e preservazione dei principi fondamentali dell’Islam.
In sintesi, la Saqifa rappresenta l’inizio della deriva secolarista nell’Islam, sancendo la separazione tra religione e politica e sostituendo la legittimità divina con criteri esclusivamente umani. La reazione di Fatima mostra come la difesa dell’Islam autentico richieda coraggio intellettuale, vigilanza e capacità di educare la comunità anche in circostanze avverse. La sua eredità costituisce un monito per gli attivisti culturali e religiosi: tutelare i valori fondanti, contrastare la secolarizzazione interna e promuovere una guida spirituale e morale autentica, dimostrando che anche azioni brevi e mirate possono imprimere un cambiamento duraturo nella storia.
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