Tuesday 25 November 2025 - 06:29
Fu davvero incendiata la porta della casa di Fatima Zahra?

L’assalto alla casa di Fatima Zahra: incendio della porta, contesto politico dell’epoca e vicende storiche dibattute tra sciiti e sunniti.

Agenzia Hawzah News – Nel programma “Hosseiniye-ye Pasokh”, l’Hojjatoleslam Reza Mohammadi Shahrudi ha affrontato il tema, molto dibattuto, dell’aggressione alla casa di Fatima Zahra (pace su di lei), figlia del Profeta dell’Islam. L’intervista mira a chiarire uno dei quesiti più delicati posti da studiosi e fedeli: la porta della sua abitazione fu davvero incendiata? Ne presentiamo di seguito un compendio.

Shahrudi afferma che l’episodio non è attestato solo in fonti sciite, ma anche in diverse opere sunnite considerate affidabili. L’insieme di tali testimonianze, secondo il relatore, supera la soglia della trasmissione multipla e indipendente a cui gli storici fanno riferimento per valutare l’attendibilità di un fatto. L’incendio della porta, lo scontro alla soglia e le ferite riportate da Fatima emergono così da una pluralità di tradizioni.

Il religioso respinge anche alcune obiezioni moderne, come l’idea che le case dell’Arabia del VII secolo non avessero porte in legno ma solo teli, oppure che l’incendio di un ingresso fosse estraneo agli usi del tempo. Cita il Corano, dove si menzionano esplicitamente le “porte delle case”, e ricorda episodi storici noti, come quello della fortezza di Khaybar, per mostrare che le porte erano elementi architettonici comuni. A suo giudizio, molte tesi negazioniste sarebbero nate con l’obiettivo di attenuare il peso dell’accaduto.

Un nodo centrale riguarda la domanda: “Perché fu Fatima a presentarsi alla porta e non Ali?”. Shahrudi sostiene che questa obiezione si basa su una ricostruzione anacronistica. Non si trattò di una visita ordinaria: alla porta si presentò un gruppo che intimò ad Ali (pace su di lui) di uscire per giurare fedeltà al nuovo califfo, minacciando di dare fuoco alla casa in caso di rifiuto. Fatima intervenne per cercare di fermare l’aggressione ed evitare uno scontro che avrebbe potuto degenerare in violenza aperta.

Per comprendere la dinamica, l’Hojjatoleslam Shahrudi richiama il contesto politico dell’epoca. Dopo la dipartita del Profeta (S), numerose tribù arabe si ribellarono (le guerre della ridda, ovvero le rivolte scoppiate subito dopo la sua scomparsa) e Medina rimaneva l’unico centro stabile. Un conflitto interno avrebbe potuto compromettere seriamente la sopravvivenza dell’Islam nascente, già minacciato dai tumulti esterni. In questo contesto, la Famiglia del Profeta evitò qualsiasi gesto che potesse scatenare una guerra civile. Ali, pur noto per il suo valore militare, non avrebbe potuto intervenire con la forza senza rischiare conseguenze devastanti.

Secondo le fonti storiche che documentano l’episodio, gli aggressori non si fermarono davanti agli avvertimenti. La porta fu incendiata e infine sfondata, permettendo loro di irrompere nella casa. Durante l’assalto, Fatima riportò ferite gravi che, secondo le stesse fonti, contribuirono in modo determinante al suo martirio poche settimane dopo. L’episodio è ricordato non solo come un attacco fisico alla sua abitazione, ma anche come un momento cruciale nella vicenda della Famiglia del Profeta, segnando una ferita storica nell’Islam, ancora viva e sanguinante.

In conclusione, Shahrudi evidenzia come la documentazione storica confermi senza ombra di dubbio l’attacco alla casa di Fatima. Le obiezioni sollevate in epoca moderna, spesso basate su supposizioni o interpretazioni riduttive, risultano prive di fondamento documentario. L’episodio, segnato da minacce, violenza e ferite profonde, costituisce un momento decisivo per comprendere le tensioni politiche e sociali successive alla dipartita del Profeta e il ruolo centrale della sua Famiglia nei primi anni dell’Islam.

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