Thursday 23 October 2025 - 20:42
Il culto senza etica non salva l’uomo

Il membro dell’Assemblea degli Esperti della Guida ha sottolineato che le virtù morali autentiche sono quelle ispirate a Dio, non quelle dettate da interessi personali o ricerca di consenso.

Agenzia Hawzah News – Nel quadro del ciclo di incontri etici «Il cammino della devozione», svoltosi martedì sera 29 mehr 1404 (21 ottobre 2025) presso l’ufficio dell’Ayatollah Mohsen Faqihi a Qom, l’Ayatollah Ahmad Beheshti ha tenuto una lezione sul tema «L’etica, il secondo miracolo del Profeta dell’Islam (S)».

Il membro dell’Assemblea degli Esperti ha aperto il suo intervento con la recitazione del versetto coranico «In verità, tu sei su una moralità immensa» (Corano 68:4), spiegando che il Corano rappresenta il primo miracolo del Profeta (S), mentre l’etica costituisce il suo secondo miracolo. Tutte le altre manifestazioni straordinarie, ha detto, sono di rango inferiore rispetto a questi due segni eterni della missione profetica.

Beheshti ha sottolineato che l’espressione ʿalā khuluqin ʿaẓīm (su una moralità immensa) indica non solo il possesso di una grande moralità, ma una posizione superiore ad essa. Ha poi commentato il versetto «Per misericordia di Dio sei stato mite con loro» (Corano 3:159), osservando che la dolcezza e la compassione del Profeta (S) erano riflesso diretto della misericordia divina e costituivano il segreto del suo successo.

Nel distinguere tra maḥāsin al‑akhlāq (le buone maniere) e makārim al‑akhlāq (le virtù sublimi), l’Ayatollah ha chiarito che solo le seconde hanno valore autentico, perché ispirate a Dio e non a interessi mondani. Un’etica perseguita per ottenere vantaggi, affetto o consenso popolare non è vera etica, ma una forma di baratto mondano.

Richiamando l’esempio del comportamento del Profeta (S) in famiglia, Beheshti ha ricordato che egli non alzò mai la voce né mostrò durezza in casa: questo è makārim al‑akhlāq, non semplice maḥāsin. Per questo il Profeta (S) disse: «Sono stato inviato per perfezionare le virtù sublimi».

Ha poi narrato l’episodio di Saʿd, uno dei Compagni del Profeta (S), che pur avendo ricevuto onori straordinari al momento della sepoltura, subì la stretta della tomba a causa del suo cattivo comportamento in famiglia.

L’Ayatollah Beheshti ha ricordato la clemenza del Profeta (S) al momento della conquista della Mecca, quando concesse il perdono e la libertà ai suoi nemici, nonostante tutte le iniquità e le torture da essi perpetrate contro i musulmani e contro la sua stessa persona. Ha concluso infine citando la Supplica delle virtù sublimi (Duʿāʾ Makārim al‑Akhlāq) dell’Imam al‑Sajjad (A), nella quale si chiede a Dio non semplici buone maniere, ma le virtù sublimi, quelle che trascendono ogni calcolo umano.

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