Agenzia Hawzah News – Numerosi religiosi e istituzioni sciite in India e Australia hanno condannato con fermezza l’aggressione armata avvenuta a Lucknow il 13 ottobre 2025 contro Syed Kalbe Jawad Naqvi, imam del venerdì della città e segretario generale del Consiglio degli studiosi sciiti dell’India. L’attacco, avvenuto mentre il religioso rientrava da una visita a terreni vincolati, è stato attribuito a gruppi legati alla mafia fondiaria ed è stato accompagnato da slogan provocatori e insulti a sfondo settario.
Le reazioni, diffuse attraverso comunicati ufficiali, hanno sottolineato la necessità di garantire la sicurezza dei religiosi, difendere l’unità della comunità e perseguire legalmente i responsabili.
Syed Abul Qasim Rizvi, presidente del Consiglio degli studiosi sciiti d’Australia e imam del venerdì di Melbourne, ha dichiarato: «Questo attacco non è solo contro un religioso, ma contro la pace, la tolleranza e la coesione sociale. Azioni così codarde non indeboliranno la volontà del popolo, ma rafforzeranno la sua unità». Ha inoltre chiesto l’arresto immediato dei responsabili e misure contro mafie e gruppi criminali.
Syed Taqi Raza Abedi, presidente del Consiglio degli studiosi sciiti dell’India, ha definito l’aggressione «un affronto all’intera comunità sciita», ricordando il ruolo di Naqvi nella tutela di moschee, hosseiniye, cimiteri e beni religiosi. Ha chiesto un’azione legale rapida e la protezione dei religiosi.
Syed Najib al-Hasan Zaidi ha esortato i seminaristi e i responsabili religiosi a non isolarsi: «Il silenzio di oggi è la sconfitta di domani. La vigilanza di oggi è la vittoria di domani». Ha chiesto un’indagine imparziale e l’unità tra gli studiosi.
Syed Ali Rizvi, imam del venerdì di Husainabad, ha definito l’attacco «intollerabile» e ha ammonito: «Tacere di fronte a simili atti equivale a sostenere l’ingiustizia».
Ibn Hasan Amelvi, presidente dell’Unione degli studiosi e predicatori dell’India, ha affermato che «il rispetto per i religiosi è un dovere collettivo» e ha invitato a evitare conflitti interni per salvaguardare la coesione della comunità.
Syed Murad Reza Rizvi, direttore dell’istituto Mohibban al-A’emma, ha parlato di «un piano mirato a indebolire il prestigio nazionale dell’India» e ha chiesto l’intervento diretto del Primo Ministro e delle autorità locali. Ha definito Naqvi «non solo un servitore degli sciiti, ma un simbolo di convivenza interreligiosa e difensore dei diritti civili».
Tutti gli interventi convergono sulla necessità di proteggere i religiosi, garantire la sicurezza delle istituzioni sciite e prevenire derive settarie. L’episodio ha suscitato forte preoccupazione anche per le sue implicazioni sulla stabilità sociale e sulla convivenza interreligiosa nel subcontinente.
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