Agenzia Hawzah News – Anche nell’epoca contemporanea, segnata da straordinari progressi scientifici nello studio dei geni, delle galassie e delle profondità della mente umana, una domanda essenziale continua a imporsi: perché, nonostante l’immenso patrimonio di conoscenze e di tecnologie, l’essere umano avverte ancora un bisogno interiore che la scienza da sola non riesce a colmare?
Questa domanda non nasce da una contrapposizione tra scienza e religione, né da un conflitto tra razionalità e fede, ma da una riflessione più profonda sul ruolo specifico e complementare di ciascuna nel rispondere alle esigenze fondamentali, esistenziali e spirituali dell’essere umano.
Scienza e religione: ambiti distinti ma complementari
Alla luce degli impressionanti progressi scientifici raggiunti dall’umanità, appare legittimo interrogarsi sulla perdurante necessità della religione. La risposta, in forma sintetica ma sostanziale, è chiara: la scienza rappresenta uno strumento potente di conoscenza e di trasformazione del mondo, mentre la religione offre orientamento, significato e finalità all’esistenza umana.
La scienza mostra all’uomo come migliorare le condizioni materiali dell’esistenza, prolungare la durata della vita, aumentarne il comfort e potenziarne le capacità attraverso il progresso tecnologico; tuttavia, essa rimane strutturalmente incapace di rispondere alle domande più radicali e decisive dell’esperienza umana: qual è il senso e lo scopo ultimo dell’esistenza? In che modo l’essere umano può raggiungere la vera perfezione, la pienezza interiore e la felicità autentica?
Come osservava l’Ayatollah Morteza Motahhari, per lungo tempo si è creduto che l’avanzamento della civiltà e il progresso scientifico avrebbero progressivamente relegato la religione all’irrilevanza. L’esperienza storica e la realtà contemporanea hanno invece dimostrato l’infondatezza di tale convinzione: lo sviluppo scientifico e tecnologico, pur ampliando le possibilità dell’uomo, non è in grado di colmare i suoi bisogni più profondi, interiori e spirituali.
La religione come esigenza innata dell’uomo
Il Sacro Corano richiama con chiarezza il carattere innato e costitutivo del bisogno umano di religione, affermando che l’essere umano è stato creato secondo la Fiṭrat Allāh, la natura originaria voluta da Dio e posta nell’uomo: una disposizione innata che lo orienta verso il divino, il bene e la verità, e lo apre spontaneamente alla trascendenza. In questo senso il Corano (30:30) esorta:
فَأَقِمْ وَجْهَكَ لِلدِّينِ حَنِيفًا ۚ فِطْرَتَ اللَّهِ الَّتِي فَطَرَ النَّاسَ عَلَيْهَا ۚ لَا تَبْدِيلَ لِخَلْقِ اللَّهِ ۚ ذَٰلِكَ الدِّينُ الْقَيِّمُ وَلَٰكِنَّ أَكْثَرَ النَّاسِ لَا يَعْلَمُونَ
«Drizza dunque il tuo volto alla Religione, da retto! [Attieniti alla] Fiṭrat Allāh, su cui Egli ha creato gli uomini! Nessun mutamento per la Creazione di Dio! Questa è la Religione Retta! E tuttavia i più degli uomini non sanno»
La Fiṭrat Allāh rende dunque l’uomo naturalmente e innatamente sensibile all’ordine e al senso del reale; la scienza, svelando tale ordine, non spegne questa disposizione, ma la risveglia. Da questa prospettiva, il progresso scientifico non solo non elimina né indebolisce la necessità della religione, ma può anzi rafforzarla e renderla più consapevole. Quanto più l’essere umano esplora l’universo e ne indaga le leggi, scoprendone l’ordine, la complessità e l’armonia profonda, tanto più si intensifica lo stupore di fronte all’intelligenza e alla sapienza che lo governano.
Il sentimento religioso come dimensione fondamentale dell’essere umano
Numerosi pensatori della psicologia della religione hanno descritto il senso religioso come una dimensione costitutiva dell’essere umano. In questa prospettiva, esso viene interpretato come una funzione primaria e naturale della psiche, radicata in una percezione innata che affiora dalle profondità dell’inconscio e contribuisce alla struttura profonda dell’esperienza umana.
Inoltre, anche diversi studiosi occidentali hanno riconosciuto che il progresso scientifico, per quanto straordinario, non è sufficiente a garantire la maturazione morale e spirituale dell’essere umano. Essi osservano come, nonostante l’incremento delle conoscenze e delle capacità intellettive, i cuori restino spesso fragili, e solo una fede autentica e radicata possa conferirvi forza, stabilità e profondità interiore.
Oltre i limiti della tecnologia: la religione come forza trasformativa dell’uomo
La civiltà moderna e il progresso tecnologico offrono all’uomo strumenti di straordinaria potenza. Tuttavia, tali strumenti, da soli, non sono in grado di operare una trasformazione interiore dell’essere umano. È la religione, invece, a fornire un quadro coerente di valori, a stabilire le priorità della vita e a orientare l’esistenza verso un fine superiore e significativo.
La religione non risponde soltanto a un’esigenza innata dell’uomo, ma è anche capace di soddisfare i suoi bisogni concreti e vitali. Come sottolineava Tolstoj, la fede è ciò che permette all’essere umano di vivere pienamente: è il vero capitale dell’esistenza, la risorsa fondamentale che sostiene il cuore e guida le azioni verso significato e pienezza.
La religione conferisce significato alla vita, illumina il cammino dell’individuo, dissolve paure e incertezze, infonde serenità interiore e rafforza sia il senso di responsabilità morale sia la coesione sociale, diventando così un pilastro fondamentale per la realizzazione personale e collettiva.
Secondo l’Allameh Tabataba’i, anche le qualità positive che si riscontrano nell’uomo contemporaneo, per quanto possano sembrare limitate, sono in larga misura il frutto dell’eredità trasmessa dagli insegnamenti religiosi, che plasmano profondamente il carattere, orientano con saggezza le scelte e radicano la coscienza morale dell’uomo.
Conoscenza scientifica e crescita spirituale
La scienza avanza attraverso osservazione, sperimentazione e verifica, offrendo all’uomo strumenti sempre più raffinati per comprendere il mondo e i suoi meccanismi. Tuttavia, la contemplazione dell’ordine complesso dell’universo, della straordinaria precisione del corpo umano, delle leggi della natura e dei misteri cosmici non lascia l’essere umano indifferente: essa suscita meraviglia, stimola la riflessione e apre la via alla contemplazione del Creatore.
In questo senso, il progresso scientifico non si limita ad ampliare le conoscenze, ma intensifica la consapevolezza dell’uomo riguardo alla grandezza e alla saggezza insite nell’esistenza, trasformandosi così in un ponte privilegiato verso una più profonda maturazione morale, religiosa e spirituale.
Conclusione
Pertanto, scienza e religione non si pongono in opposizione, ma si completano e si arricchiscono reciprocamente. La scienza illumina la mente sulle leggi e i meccanismi del mondo, rivelandone la complessità e la meraviglia; la religione, invece, guida il cuore umano verso la perfezione morale, la serenità interiore e la felicità autentica, trasformando la conoscenza in saggezza e la comprensione in una vita pienamente significativa.
Privata della guida della fede, la scienza può accrescere l’intelletto, affinare le capacità cognitive e svelare i misteri dell’universo, ma rischia di lasciare il cuore vuoto e l’anima senza direzione. Solo l’integrazione tra conoscenza scientifica e spiritualità consente all’essere umano di raggiungere il più alto livello di realizzazione, coltivando insieme saggezza, equilibrio interiore e pienezza spirituale.
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