Friday 7 November 2025 - 08:57
La guerra di oggi è cognitiva e di civiltà

L’Hojjatoleslam Hossein Rafi‘i, vice‑direttore per la divulgazione e gli affari culturali dei seminari sciiti iraniani, ha avvertito che l’attuale confronto globale non è soltanto politico o militare, ma una guerra di civiltà e cognitiva tra le visioni del mondo occidentale e islamico.

Agenzia Hawzah News – Intervenendo a una conferenza dei responsabili provinciali dei seminari presso la scuola Masumiyya di Qom, l’Hojjatoleslam Rafi‘i ha sottolineato l’importanza della preparazione intellettuale e della promozione di modelli religiosi autentici per affrontare una guerra ibrida.

«Siamo oggi impegnati in un confronto di civiltà: da una parte sta la civiltà occidentale, dall’altra la civiltà islamica», ha dichiarato. «Ciascuna trae significato dal suo incontro con l’altra».

Il ruolo centrale della fede e della guida

Riferendosi alla dignità di Fatima Zahra (pace su di lei), ha detto: «L’Imam del Tempo (che Dio ne affretti la manifestazione) ha affermato: “La figlia del Messaggero di Dio è senza eguali”. Oggi l’asse del creato ruota attorno a Fatima Zahra. Il suo consenso è il consenso di Dio, e la sua ira è l’ira di Dio».

Ha inoltre pregato per la salute e la lunga vita della Guida della Rivoluzione Islamica, sottolineando che la wilayat al‑faqih (la Guida del faqih) non è limitata a un gruppo o a una nazione, ma è «fonte di bene e perfezione per tutta l’umanità».

«Siamo tutti debitori verso i martiri e i precursori della rivoluzione», ha aggiunto Rafi‘i. «I nostri sforzi devono portare lo spirito del martirio, della rivoluzione e della guida, altrimenti saremo responsabili davanti a coloro che hanno sacrificato tutto per l’Islam».

La guerra cognitiva: il nuovo campo di battaglia

Avvertendo sui crescenti pericoli della guerra cognitiva, Rafi‘i ha affermato che i conflitti odierni non sono più confinati agli ambiti tradizionali o militari. «Siamo in guerra, e dobbiamo riconoscerlo. L’obiettivo del nemico è scuotere le nostre emozioni, influenzare le nostre percezioni e manipolare le nostre convinzioni», ha spiegato.

Ha ricordato l’emergere del concetto di «guerra cognitiva» nel dibattito internazionale dopo la Conferenza di Monaco del 2015, osservando che tali strategie mirano a indebolire le società dall’interno manipolando menti e valori.

Rafi‘i ha affermato che i centri di ricerca stranieri sono giunti alla conclusione che la forza militare non può dividere la società iraniana, e perciò hanno fatto ricorso a strategie psicologiche e di destabilizzazione interna.

L'Hijab e il fronte della guerra cognitiva

Evidenziando il ruolo delle questioni sociali in questa battaglia, Rafi‘i ha dichiarato: «Il dibattito sull’hijab non è soltanto una questione culturale o sociale: è una strategia a due punte nella guerra cognitiva del nemico. Attraverso questo tema, cercano di creare divisione tra il popolo e il governo islamico».

Ha osservato infine che, mentre le guerre del passato si basavano su mezzi militari, i conflitti odierni si combattono attraverso la guerra psicologica e cognitiva. Tracciando un parallelo con la storia islamica, Rafi‘i ha detto: «Dopo la battaglia di Siffin, il nemico ricorse alla distorsione e alla manipolazione per alterarne l’esito – proprio come gli attuali nemici usano percezione e propaganda per minare i valori islamici».

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