Agenzia Hawzah News – Il 25 dicembre, giorno in cui milioni di cristiani commemorano la nascita di Gesù figlio di Maria (pace su di loro), rappresenta per i musulmani un’occasione preziosa per meditare sul significato profondo della profezia, della purezza e della speranza. Nella visione islamica sciita imamita, Gesù non è soltanto una figura venerata: è un profeta di altissimo rango, nato miracolosamente dall’immacolata Maria (pace su di lei), donna eletta tra tutte le donne della sua epoca, e destinato a tornare alla fine dei tempi accanto all’Imam Mahdi (che Dio affretti la sua manifestazione) per aiutarlo a ristabilire la giustizia sulla terra.
In un mondo martoriato da guerre, disuguaglianze e smarrimento spirituale, la memoria della nascita di Gesù è una preziosa occasione che ci richiama alla necessità di una rinascita interiore. Il Natale, pur non essendo una festività islamica e pur essendo ormai per lo più strumentalizzato e trasformato in un mezzo di consumismo e copertura di ingiustizie, guerre e crimini, può ancora diventare un momento di raccoglimento, di riflessione, di dialogo e di testimonianza globale. È l’occasione per riaffermare il valore della purezza, della verità e della resistenza morale contro ogni forma di male e tirannia.
L’autentica tradizione imamita ci insegna che ogni profeta è un raggio della stessa luce divina, e che la missione di Gesù si inscrive nel cammino profetico destinato a culminare nella salvifica parusia del Mahdi. Il suo messaggio di amore, giustizia e distacco dal mondo materiale risuona pienamente con i sublimi insegnamenti del Principe dei Credenti, Ali ibn Abi Talib (pace su di lui), e con la superna spiritualità della Famiglia del Profeta.
In questo giorno, mentre il mondo cristiano cerca di raccogliersi attorno alla figura di Gesù, il musulmano è comunque chiamato al rispetto. Ma la Natività non può essere confinata a un solo giorno o a un solo luogo: spazio e tempo, infatti, non hanno realtà ultima. Limitare la nascita del Messia a una ricorrenza cronologica significa privarsi della sua verità più intima. La sua luce partecipa e si annulla nella superna Luce Muhammadiana, origine e compimento, sempiterna ed infinita, al di là dello spazio e del tempo, e proprio per questo rimane sempre presente come testimonianza della continuità profetica e come invito alla comunione spirituale e al ritorno alla Realtà.
Un segno concreto di rispetto e di vicinanza tra comunità religiose è la lodevole consuetudine dell’Ayatollah Imam Seyyed Ali Khamenei, Guida della gloriosa Rivoluzione Islamica, di far visita nel periodo natalizio alle famiglie dei martiri cristiani iraniani. Questo gesto, ripetuto negli anni con discrezione e sincerità, testimonia la dignità del sacrificio condiviso e la volontà di riconoscere il contributo dei cittadini cristiani alla difesa del Paese. Ma la sua attenzione non si limita ai cristiani: con la stessa sensibilità, la Guida ha espresso vicinanza anche alle famiglie dei martiri appartenenti ad altre minoranze religiose, come zoroastriani ed ebrei, riconoscendo il valore universale del loro sacrificio. In tal modo, la memoria dei martiri diventa ponte di unità nazionale e segno tangibile di solidarietà interreligiosa, capace di oltrepassare le differenze confessionali e di riaffermare la dignità di ogni comunità nella costruzione del bene comune.
Il Natale, vissuto con consapevolezza, diventa dunque una preziosa occasione di sincero dialogo interreligioso, lontano dagli elogi retorici e dalle formule di circostanza. È un tempo in cui la memoria di Gesù e l’attesa dell’Imam Mahdi si fondono ontologicamente in un medesimo appello alla speranza attiva, che non si limita all’attesa ma si traduce in responsabilità, giustizia e costruzione di civiltà. Che questa ricorrenza sia per musulmani e cristiani un invito reale alla purificazione del cuore e alla ricerca della verità, e ancora più in alto della Realtà, nella certezza che la Luce della Guida non conosce confini e che la dignità della Fede rimane il dono più grande da meritare e condividere.
Mostafa Milani Amin
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