Agenzia Hawzah News – L’Hojjatoleslam Seyyed Alireza Tarashion, esperto e consulente familiare, nel ciclo di incontri “Una casa come il paradiso” ha ribadito che la dimora non è soltanto uno spazio fisico, ma il cuore della vita morale e spirituale. La casa, ha spiegato, deve trasformarsi in un rifugio di serenità e in un terreno fertile per la crescita etica, dove l’amore reciproco e la capacità di perdonare diventano pilastri insostituibili. Solo così genitori e figli possono sperimentare un ambiente che richiama la pace e l’armonia del paradiso.
Tarashion ha sottolineato che le difficoltà tra coniugi fanno parte della vita e non possono essere evitate; ciò che davvero conta è la capacità di affrontarle con saggezza e discernimento. Ha messo in guardia dal pericolo del rancore e dal trascinare nel presente gli errori del passato, poiché questo atteggiamento alimenta tensioni e mina la serenità familiare. Al contrario, ha invitato ad accettare con umiltà le fragilità reciproche e a chiudere le divergenze con semplicità, ricordando che talvolta un sincero “ho sbagliato” è sufficiente a ricucire le ferite e a riportare armonia nella vita coniugale.
Secondo l’esperto, l’amore autentico non si limita a un sentimento interiore, ma si dispiega in tre forme complementari: affetto del cuore, che significa amare il coniuge con sincerità e dedizione; espressione verbale, ossia la capacità di tradurre l’amore in parole di gratitudine e incoraggiamento; e gesti concreti di sostegno, come l’aiuto nelle responsabilità quotidiane e la vicinanza nei momenti difficili. Solo l’integrazione armoniosa di queste dimensioni rende la vita coniugale solida, serena e capace di resistere alle prove del tempo.
Tarashion ha inoltre ribadito il ruolo insostituibile di padre e madre come veri pilastri della famiglia, sottolineando che il rispetto della loro dignità e autorevolezza è condizione essenziale per la stabilità domestica e la corretta crescita dei figli. Ha evidenziato l’importanza di trasmettere valori religiosi e morali fin dall’infanzia, anche attraverso la scelta di nomi ispirati all’Ahl al-Bayt – come Ali, Fatima, Hasan e Husayn, pace su di loro – che non solo rafforzano l’identità spirituale dei bambini, ma diventano simboli viventi di appartenenza e continuità ai principi etici e religiosi della tradizione islamica.
Ha concluso sottolineando che la forza della famiglia nasce dall’amore reciproco, dalla capacità di perdonare e dal rispetto dei principi morali e religiosi. La casa, ha affermato, non deve essere soltanto un luogo di convivenza, ma un vero e proprio rifugio di pace, dove i cuori trovano serenità e le anime si nutrono di valori. Solo così essa diventa un terreno fertile per la crescita etica dei figli, capace di trasmettere stabilità, dignità e continuità spirituale alle generazioni future.
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