Thursday 18 December 2025 - 18:50
Dichiarazioni anti-islamiche di esponenti repubblicani scatenano condanne politiche e civili

Le affermazioni di due politici repubblicani contro i musulmani, incluse richieste di divieti e espulsioni, hanno suscitato dure reazioni da parte di esponenti politici, organizzazioni islamiche e gruppi per i diritti civili negli Stati Uniti.

Agenzia Hawzah News – Negli Stati Uniti si è registrata una nuova ondata di polemiche dopo dichiarazioni pubbliche di alcuni esponenti del Partito Repubblicano giudicate apertamente ostili nei confronti dei musulmani. Tali dichiarazioni hanno provocato una dura reazione da parte di organizzazioni islamiche, gruppi per i diritti civili e numerosi rappresentanti politici, che le hanno definite pericolose e discriminatorie.

Al centro delle critiche vi sono le posizioni espresse dal deputato della Florida Randy Fine e dal senatore dell’Alabama Tommy Tuberville. Entrambi hanno rilasciato dichiarazioni in cui l’Islam viene presentato come una minaccia alla sicurezza nazionale e all’identità degli Stati Uniti. In particolare, sono state avanzate proposte di divieto d’ingresso per i musulmani e, in alcuni casi, l’ipotesi di espulsione di musulmani già residenti nel Paese.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Esponenti del Partito Democratico, tra cui Alexandria Ocasio-Cortez, Chuck Schumer, Chris Murphy e Patty Murray, hanno condannato tali affermazioni definendole offensive, pericolose e in contrasto con i principi costituzionali americani. Secondo questi leader politici, non si tratta di legittimo esercizio della libertà di espressione, ma di una strategia che fa leva sulla paura e sulla stigmatizzazione di una minoranza religiosa.

Anche il Council on American-Islamic Relations (CAIR), una delle principali organizzazioni di tutela dei diritti dei musulmani negli Stati Uniti, ha reagito con fermezza. L’organizzazione ha denunciato il carattere islamofobo delle dichiarazioni, sottolineando che simili prese di posizione contribuiscono ad alimentare un clima di ostilità e aumentano il rischio di discriminazioni e violenze contro la comunità musulmana americana.

Secondo osservatori e analisti, questi episodi si inseriscono in un contesto politico già segnato da forti tensioni identitarie. Le dichiarazioni richiamano alla memoria il cosiddetto “Muslim ban”, introdotto durante il primo mandato della presidenza di Donald Trump, e confermano la persistenza, in alcuni settori della politica statunitense, di una retorica che associa l’Islam a una minaccia collettiva.

Le organizzazioni per i diritti civili avvertono che la normalizzazione di questo linguaggio nel dibattito pubblico può compromettere la coesione sociale e legittimare pratiche discriminatorie. Il dibattito resta aperto, ma l’episodio conferma la centralità della questione religiosa e delle minoranze nel panorama politico degli Stati Uniti contemporanei.

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