Agenzia Hawzah News – Oggi, 3 Rajab 1447 AH (24 dicembre 2025), ricorre l’anniversario del martirio dell’Imam Hadi (pace su di lui), decimo Imam degli sciiti e figura centrale della storia islamica, noto per la sua fermezza spirituale e per la sua resistenza silenziosa di fronte all’oppressione politica. Nato nel 212 dell’Egira lunare nel villaggio di Sariya, nei pressi di Medina, l’Imam Hadi, figlio dell’Imam Jawad (pace su di lui), assunse la guida della comunità sciita in giovanissima età, dopo il martirio del padre. Il suo Imamato, durato circa trentatré anni, si svolse in un contesto segnato da continue pressioni, sorveglianza e persecuzioni da parte del califfato abbaside.
L’epoca dell’Imam Hadi coincise con il governo di sei califfi abbasidi, un periodo segnato da instabilità politica e da un crescente timore del potere nei confronti dell’autorità spirituale degli Imam. Tra questi sovrani, al-Mutawakkil si distinse per particolare crudeltà e ostilità verso la Famiglia del Profeta, vedendo nella figura dell’Imam Hadi una minaccia reale al proprio potere. La vasta popolarità di cui l’Imam godeva a Medina – centro vitale della tradizione profetica e cuore pulsante del pensiero sciita – e il continuo afflusso di fedeli e studiosi attorno a lui spinsero il califfo a ordinarne il trasferimento forzato a Samarra. Tale spostamento, presentato formalmente come un invito onorifico, si tradusse nei fatti in un esilio controllato, trasformando la dimora dell’Imam in un luogo di confinamento e sorveglianza militare permanente.
A Samarra, l’Imam Hadi visse sotto un controllo rigidissimo e costante: le visite dei seguaci erano severamente limitate, i contatti con i discepoli sistematicamente ostacolati e le risorse economiche drasticamente ridotte nel tentativo di isolarlo dalla comunità. Nonostante ciò, l’Imam non cessò la sua opera di guida religiosa e spirituale, trasformando la costrizione in occasione di testimonianza e opponendo alla violenza del potere una resistenza silenziosa, fondata sulla conoscenza, sulla spiritualità e sulla dignità. I numerosi tentativi di umiliarlo, di screditarne l’autorità o di coinvolgerlo nella corruzione morale della corte abbaside fallirono uno dopo l’altro, infrangendosi contro la sua impareggiabile integrità personale e l’eccezionale carisma spirituale che continuavano ad attrarre cuori e coscienze.
Le fonti storiche riferiscono di numerosi complotti orditi per assassinare l’Imam Hadi, in particolare durante il califfato di al-Mutawakkil, tutti sistematicamente falliti. Tuttavia, sotto il califfato di al-Mu‘tazz, la persecuzione raggiunse il suo tragico compimento. L’Imam Hadi fu avvelenato su ordine del califfo e raggiunse il martirio a Samarra nel 254 dell’Egira lunare. Le fonti non concordano sulla data esatta dell’evento, ma la tradizione storica più accreditata colloca il suo martirio nel mese di Rajab, indicando il terzo giorno di questo mese come data maggiormente attestata.
Il funerale dell’Imam Hadi fu segnato da una profonda e composta partecipazione popolare: membri della Famiglia del Profeta, notabili e gente comune si unirono nel lutto, dando vita a una manifestazione di dolore collettivo che superò i tentativi del potere di strumentalizzare l’evento a fini politici. Il corpo dell’Imam fu quindi sepolto nella sua dimora a Samarra, luogo di prigionia e di testimonianza, che nel corso dei secoli si è trasformato in uno dei più importanti santuari del mondo islamico, meta di devozione e memoria per milioni di fedeli.
Il martirio dell’Imam Hadi è una luminosa ed eterna testimonianza di fedeltà e devozione a Dio, e di resistenza morale contro l’ingiustizia e la tirannia: un messaggio che, oltre i confini della storia, continua ancora oggi a parlare alle coscienze dei credenti, richiamandoli alla dignità, alla verità e alla responsabilità etica, in un’era segnata da guerre e ingiustizie senza precedenti.
Mostafa Milani Amin
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