Agenzia Hawzah News – Nel cuore di Beirut, in Piazza dei Martiri, si è svolto un incontro di dialogo interreligioso tra Papa Leone XIV e l’Hojjatoleslam Sheikh Ali Al‑Khatib, Vicepresidente del Supremo Consiglio Islamico Sciita del Libano. Accogliendo il pontefice a nome della comunità sciita libanese, Al-Khatib ha espresso gratitudine per la visita del Papa «in un momento tra i più difficili per il nostro Paese», salutandolo «con il saluto dell’Islam, che crede in Gesù come Messaggero, profeta e guida».
Il Libano non è un Paese ai margini, ma un messaggio per il mondo
Rivolgendosi al Capo della Chiesa Cattolica, Al‑Khatib ha ricordato che il Vaticano ha sempre considerato il Libano non come «un Paese relegato ai margini della storia, ma un messaggio universale».
Ha poi auspicato che la visita papale contribuisca a rinvigorire un’unità nazionale indebolita da anni di crisi e dalle «continue aggressioni israeliane contro il nostro popolo e la nostra terra».
Una cultura fondata sulla fraternità umana
Il religioso sciita ha sottolineato che la cultura spirituale dell’Islam «si fonda sulla fraternità umana e non distingue tra gli esseri umani», citando il Profeta Muhammad: «Non vi è superiorità dell’arabo sul non-arabo se non grazie alla pietà».
Ha inoltre richiamato il celebre insegnamento dell’Imam Ali: «Gli uomini sono di due tipi: o tuoi fratelli nella fede o tuoi uguali nella creazione» – una frase che, ha detto, definisce la natura stessa delle relazioni umane.
Al-Khatib ha ribadito che la diversità è parte della natura dell’uomo, e che le relazioni tra le religioni devono basarsi su dialogo, riconoscimento reciproco e cooperazione nel bene. Le guerre “inventate” in nome della religione, ha aggiunto, «non rappresentano l’essenza di alcuna fede autentica», fondata invece sulla dignità dell’essere umano.
La resistenza non è una scelta, ma un dovere imposto dall’aggressione
Soffermandosi sulle difficoltà politiche del Paese, Al‑Khatib ha ribadito il sostegno degli sciiti alla formazione di un governo efficiente, ma ha ricordato che, in sua assenza, il Libano si è trovato costretto a difendersi: «Non cerchiamo il conflitto né desideriamo portare armi o sacrificare i nostri figli. Ma l’occupazione israeliana ha attaccato la nostra terra e siamo stati costretti a resistere».
Un appello alla responsabilità internazionale
Concludendo l’incontro, Al‑Khatib ha raccomandato al Papa la delicata questione del Libano, esortandolo a sfruttare la propria autorità e influenza per mobilitare la comunità internazionale: «Confidiamo che il mondo intervenga per aiutare il nostro Paese a superare le crisi accumulate e, soprattutto, a garantire protezione alla nostra patria e al nostro popolo di fronte alle aggressioni israeliane e alle loro devastanti conseguenze».
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