Friday 21 November 2025 - 12:46
Perché Ali non reagì all’oltraggio subito da Fatima?

L’Imam Ali scelse la saggia pazienza di fronte all’oltraggio subito da Fatima Zahra, sacrificando diritti personali per salvaguardare l’unità dei musulmani.

Agenzia Hawzah News – Dopo la dipartita del Profeta Muhammad (S), l’Islam attraversava un periodo critico. L’Imam Ali comprese che affrontare direttamente gli usurpatori del califfato avrebbe potuto scatenare una guerra civile e indebolire la giovane comunità musulmana. Il suo silenzio non fu paura, ma saggezza e sacrificio per proteggere la religione e i suoi fedeli.

Obiezione

Secondo i resoconti sciiti, Fatima Zahra, figlia prediletta del Profeta, subì una grave aggressione durante il califfato di Abu Bakr: fu gravemente ferita al fianco, la sua casa fu attaccata e la porta bruciata, e perse anche il figlio, Muhsin, che aveva in grembo, a causa delle percosse. Ci si chiede allora: dov’era Ali e perché, noto per il suo proverbiale coraggio, non difese i diritti della moglie?

Risposta

Quanto è accaduto non contraddice il coraggio di Ali (pace su di lui). Di fronte all’aggressione subita da Fatima Zahra, egli si trovò davanti a una scelta cruciale: impugnare le armi per reclamare il califfato, rischiando divisioni interne e una guerra civile devastante, oppure esercitare la pazienza e salvaguardare la religione e la giovane comunità musulmana. Scelse la saggia pazienza, consapevole che un intervento armato avrebbe generato conflitti letali tra i musulmani, diviso i Compagni del Profeta, disorientato i nuovi credenti — ancora fragili nella fede — e dato ai nemici interni ed esterni l’occasione di soffocare l’Islam nascente. Per lui, proteggere la fede e i credenti era più importante del proprio diritto o della vendetta personale: il suo silenzio non fu quindi segno di debolezza, ma un atto di immensa lucidità, devozione e sacrificio, grazie al quale l’Islam fu preservato da una crisi irreparabile.

Le parole di Ali (pace su di lui) rivelano la profondità della sua scelta e la gravità delle circostanze. Racconta di essersi trovato davanti a un dilemma: «Ero combattuto se prendere personalmente l’iniziativa per reclamare il mio diritto, oppure sopportare in quel clima di oppressione che logorava gli anziani, abbatteva i giovani e affliggeva i credenti fino all’ultimo respiro. Alla fine vidi che la pazienza era più vicina alla ragione, e scelsi la pazienza, pur vedendo con i miei occhi il saccheggio della mia eredità». Con queste parole evidenzia che reagire con la forza avrebbe scatenato conflitti devastanti all’interno della comunità. Egli affermava inoltre: «Mantenere la religione integra è meglio per noi di qualsiasi altra cosa», mostrando che la priorità era salvaguardare la fede. Queste parole dimostrano dunque chiaramente che il suo silenzio non fu passività, ma scelta di saggezza, lungimiranza e sacrificio, volta a proteggere l’Islam, i credenti e la giovane comunità musulmana da una crisi irreparabile.

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