Friday 17 October 2025 - 21:57
Una riflessione significativa del martire Ayatollah Ashrafi Esfahani sull’Imam Khomeyni

Nel giorno del suo martirio, emergono parole e testimonianze sulla figura del quinto martire del mihrab, il suo legame con l’Imam Khomeyni e la sua influenza spirituale e politica.

Agenzia Hawzah News - In occasione dell’anniversario del martirio dell’Ayatollah Ata'ollah Ashrafi Esfahani, ucciso il 15 ottobre 1982 da membri dell’organizzazione terroristica dei Mojahedin-e Khalq (MEK), sono stati condivisi ricordi e testimonianze sulla sua figura e sul suo rapporto con l’Imam Khomeyni.

Tra le sue ultime parole sull’Imam, Ashrafi Esfahani affermava: «Così come Dio ha riunito nel santo Profeta Muhammad le qualità dei 124.000 profeti, e nel Mahdi quelle del Profeta e degli undici Imam, allo stesso modo ha raccolto nell’Imam Khomeyni tutto ciò che ha donato agli ulema da Shaykh Kulayni fino all’Ayatollah Borujerdi».

Durante la guerra Iran-Iraq, il generale Sayyad Shirazi, comandante delle forze di terra, era solito visitare l’Ayatollah Ashrafi Esfahani e partecipare alla preghiera serale presso la sua abitazione. In uno di questi incontri, come raccontato dal figlio Mohammad Ashrafi Esfahani, l’Ayatollah gli chiese se l’Imam Khomeyni intervenisse direttamente nella pianificazione delle operazioni militari. Shirazi rispose: «A volte portiamo i piani all’Imam, lui ci dice di lasciarli e tornare il giorno dopo. Quando torniamo, ci dà indicazioni precise. Seguendo quelle indicazioni, le operazioni colpiscono il nemico e portano al successo».

Ashrafi Esfahani fu anche tra i primi a mobilitarsi dopo l’arresto dell’Imam nel 1963: da Kermanshah si recò a Qom per incontrare gli Ayatollah Golpayegani, Najafi Marashi e Khansari, contribuendo a una mobilitazione che portò alla liberazione dell’Imam. La sera del suo ritorno a Qom, la notizia della liberazione scatenò una commozione popolare: folle di persone si riversarono verso la sua abitazione, piangendo e gridando per la gioia.

Nel suo messaggio commemorativo, l’Imam Khomeyni lo definì un uomo puro, devoto, privo di desideri mondani, esempio di rinuncia e distacco dai beni terreni e combattente per la verità. Affermò che apparteneva a coloro che hanno mantenuto fede al patto con Dio, e che il suo martirio ha lasciato una ferita profonda nell’Islam e nei religiosi. Concluse invocando per lui l’unione con i martiri di Karbala e maledicendo gli autori dell’assassinio.

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